Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

rivista del movimento Hare Krishna

volume 1 n. 8

dicembre 1989

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.










Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna arrivò in Occidente dall'India nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commento dei testi classici dell'india vedica.
I suoi libri, ora disponibili anche nella versione italiana, e in altre cinquanta lingue, sono stati adottati come testi di studio nelle maggiori università del mondo.
Viaggiando costantemente in Europa, America, Australia, Africa e Asia, Srila Prabhupada ha strutturato il suo movimento internazionale in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli portano avanti il movimento a cui lui ha dato vita.


RITORNO A KRISHNA
la rivista mensile dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.
Quando Srila Prabhupada costituì questa Associazione a New York nel 1966, mise per iscritto gli obiettivi che essa si prefiggeva.

1. Diffondere sistematicamente il sapere spirituale in tutta la società ed educare ogni individuo alla pratica della vita spirituale per bilanciare lo scompenso di valori nel mondo attuale e raggiungere una pace e un'unità reali.
2. Diffondere la Coscienza di Krsna così come ci viene rivelata nella Bhagavadgita e nello Srimad-Bhagavatam.
3. Portare i membri dell'associazione a vivere insieme e avvicinarli a Krsna, l'Essere Supremo, promuovendo così l'idea, tra i membri e il resto dell'umanità, che ogni anima è una particella infinitesimale qualitativamente uguale a Dio, Krsna.
4. Insegnare e promuovere il movimento del sankirtana, il canto congregazionale dei Santi Nomi di Dio, come ci ha rivelato nei Suoi insegnamenti Sri Caitanya Mahaprabhu.
5. Erigere per i membri e per il resto della società un luogo dedicato ai divertimenti trascendentali e alla personalità di Krsna.
6. Unire i membri allo scopo di insegnare un modo di vivere più semplice e naturale.
7. Pubblicare e distribuire periodici, libri e altri scritti allo scopo di raggiungere i fini sopraelencati.










La rivista del movimento Hare Krishna



RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE
Alida D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDATTORE CAPO
Haladhara dasa

REDATTORI
Giorgio Cerquetti  Goura Krsna dasa, Gitamrta devi dasi

TRADUZIONI
Prema Cintamani devi dasi, bhaktin Rosanna, bhaktin Paola

COMPOSIZIONI
Krsna Kanti dasa, Lalita devi dasi, Ananga Manjari dasi

GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Haladhara dasa, bhaktin Paola, bhakta Lorenzo

AMMINISTRAZIONE
Nimai Pandita dasa

SERVIZIO ABBONAMENTI
Dananista devi dasi



PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.



NOMI SPIRITUALI. I membri dell'I.S.K.CON., l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".



ABBONAMENTI. RITORNO A KRISHNA esce tutti i mesi escluso agosto. Per informazioni sugli abbonamenti scrivere a:
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RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

VOL. 1 N. 8  Dicembre 1989
Bhaktivedanta Book Trust Italia

Via Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI

SELEZIONI E IMPIANTI: La Cromolito  Milano
STAMPA: Arti Grafiche F.lli Fiorin S.p.A.  Milano

VOL. 1, N° 8



PURIFICAZIONE AL DI LA' DEI RITI
Conferenza tenuta nel corso del Kumbhamela ad Allahbad in India
nel gennaio 1977 da Srila Prabhupada.

LA FESTA DELLA DOMENICA

L'ORIGINE DEL KUMBHAMELA
Milioni di anni fa, gli esseri più potenti dell'universo, ispirati dal Signore
Supremo si unirono per compiere un'impresa sbalorditiva.

MENU PER IL CENONE DI NATALE

I dialoghi di Srila Prabhupada
PAROLONI ALTISONANTI

Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del grande classico spirituale scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto e commentato da Sua Divina Grazia Srila Prabhupada

L'OSSERVATORE VEDICO

IL PIU' GRANDE FESTIVAL DEL MONDO
Sulle rive del Gange alla ricerca dell'immortalità.

CANTA HARE KRSNA E SARAI FELICE

IN COPERTINA: Dhanvantari l'avatara del Signore Supremo che ha introdotto nell'universo la scienza della medicina.















PURIFICAZIONE
AL DI LA' DEI
RITI

Tutte le scritture religiose prescrivono atti pii,
questi tuttavia non sono sufficienti per ottenere la liberazione.

Conferenza tenuta nel corso del Kumbhamela ad Allahabad, India, il 16 gennaio 1977
da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
fondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna



na niskrtair uditair brahmavadhibhis
tatha visuddhyati aghavan vratadibhih
yatha harer namapadair udahrtais
tad uttamaslokagunopalambhakam

"Seguendo le cerimonie rituali vediche o sottoponendosi alle espiazioni, i peccatori non si purificano tanto quanto cantando una sola volta il santo nome di Sri Hari. Sebbene la penitenza tradizionale possa liberare dalle reazioni del peccato, essa non risveglia il servizio devozionale come fa il canto dei santi nomi del Signore che ci ricordano la Sua fama, le Sue qualità, i Suoi attributi, i Suoi divertimenti e tutto ciò che a Lui si riferisce".
(SrimadBhagavatam 6.2.11)

Si annoverano venti tipi di scritture religiose che trattano delle cerimonie rituali e tra queste la ManuSamhita è considerata la più elevata.
Queste scritture prescrivono molti metodi per liberarsi dalle reazioni delle attività colpevoli.
Chiunque si impegni in attività karmiche, compie attività colpevoli.
E' chiamata karmi infatti la persona le cui attività sono volte ad ottenere un beneficio personale. Tutti lavorano faticosamente non per gli altri ma per il proprio tornaconto personale, il che è definito karma; impegnandosi quindi in attività karmiche si commettono necessariamente dei peccati. Il karmi perciò è un peccatore, questa è la cosa da capire: nessun karmi è esente dal peccato.
Allora come è possibile agire, senza commettere nello stesso tempo attività colpevoli? Prendiamo l'esempio del governo. Il governo vi autorizza, diciamo, a fare affari. Ad ogni uomo d'affari viene data una licenza: si chiedono licenze al comune o alla camera di commercio e per ottenerle occorre seguire determinate prescrizioni, perché questi uffici sanno bene che ogni uomo d'affari o karmi sicuramente si comporterà in modo disonesto. Esistono perciò tante prescrizioni proprio per tentare di porre un freno a queste probabili attività disoneste. Similmente esistono venti tipi di dharmasastra che insegnano come si vive secondo la fede e la religione. Tali direttive sono contenute nelle scritture compilate da Parasara, Manu, e da molti altri saggi.
Perciò qui viene detto: na niskrtair uditair brahmavadibhih. Brahmani indica coloro che cercano di guidare gli altri a realizzare il Brahman. Le ingiunzioni vediche hanno come scopo primario quello di portarci a comprendere questo punto: "Non sono questo corpo materiale; sono un'anima spirituale"; per arrivare a comprendere questa posizione reale sono molti i precetti contenuti nel dharmasastra o nelle scritture religiose.
In uno degli ultimi capitoli di questo volume dello SrimadBhagavatam, Yamaraja dice: dharmam tu saksad bhagavatpranitam: "In origine questi principi religiosi furono stabiliti da Dio, la Persona Suprema". A volte perciò Krsna viene chiamato dharmasetu. Setu significa ponte. L'obiettivo che dobbiamo perseguire è attraversare l'oceano d'ignoranza in cui attualmente ci troviamo. L'esistenza materiale è un oceano d'ignoranza che bisogna attraversare. Allora troviamo la vera vita.
La vita attuale non è reale. La gente è talmente sciocca che non affronta seriamente questo discorso; infatti ignora la propria natura di eternità. Questa è ignoranza. La Bhagavadgita inizia spiegando che l'anima è eterna: na hanyate hanyamane sarire, ma la gente vive nell'ignoranza. Crede che questa vita, questo corpo siano tutto. Poiché dopo la morte il corpo non esiste più, perché smettere di peccare? Anche questa è ignoranza. Esistono così molte scritture religiose che offrono queste direttive.
E' per questa ragione che è spiegato, dharmena hinah pasubhih samanah: "Colui che non segue i principi delle scritture religiose non è migliore di un animale". Non ha importanza che si segua la religione induista, la cristiana o la musulmana. Un essere umano civile deve seguire dei principi religiosi. Questo è lo scopo della vita umana. Chi non segue le ingiunzioni delle scritture è semplicemente un animale; questa è la situazione in cui viviamo attualmente. Sosteniamo di essere induisti, musulmani o cristiani ma nessuno tiene conto della religione. Siamo solo dei karmi e quindi tutti peccatori.
Qui il Visnuduta dice: "Le istruzioni contenute nelle scritture religiose, concepite per liberarci dalle reazioni dovute alle attività colpevoli, non sono sufficienti". Il cristianesimo per esempio stabilisce che quando si commettono peccati occorre confessarli ad un prete. Il prete, che si suppone rappresenti Dio o Cristo, perdonando il peccatore che ha confessato annulla le conseguenze dei suoi peccati. Questo verso dice però che questo processo non può purificare il peccatore perché quello stesso uomo subito dopo aver confessato, appena uscito dalla chiesa, ricomincerà a commettere gli stessi peccati, il che dimostra che non si è purificato.
Questo non avviene solo nella religione cristiana. Ogni religione prescrive dei metodi di purificazione, perché tutti gli uomini sono peccatori. Qui però il Visnuduta dice che questi metodi, benché siano autorizzati, non sono in grado di purificare il cuore del seguace di quella religione.
Lo si può constatare anche negli induisti e nei musulmani che, sebbene seguano determinati rituali, non cessano di peccare. Sono simili a mascalzoni ammalati che vanno dal medico per farsi prescrivere medicine.
Il medico dice: "Prendi queste medicine, non fare questo, non mangiare queste cose, mangia invece queste altre". Il paziente prende le medicine e segue per un certo tempo le istruzioni del dottore. Ricomincia poi a fare il medesimo errore e torna dal dottore per chiedergli di prescrivergli altre medicine. Si va avanti così e questo tipo di trattamento non è accettato dal Visnuduta.
Perciò qui è affermato: "Tali prescrizioni ritualistiche non bastano a purificare una persona". Se però si canta anche una sola volta il santo nome del Signore, il mantra Hare Krsna, ci si purifica. L'effetto di questa purificazione dovuta al canto dell'harernama (il nome di Hari, Krsna) è immediato. Appena Lo si canta si vede la forma di Krsna, si realizzano le Sue qualità e si ricordano i Suoi divertimenti. Questo è il risultato del puro canto del mantra Hare Krsna.
Srila Jiva Gosvami dice che un puro devoto che canta il mantra Hare Krsna realizza subito il nome di Krsna, la Sua forma, i Suoi divertimenti, ecc. Basta cantare il nome di Krsna per comprendere la Sua forma: "Questo è Krsna, queste sono le Sue qualità. Krsna ha tutti i requisiti ed è così gentile, così magnanimo". Ricorderete molte Sue qualità, ricorderete i Suoi passatempi: "Krsna istruiva Arjuna. Krsna giocava con i pastorelli. Krsna conversava dolcemente con le gopi e Sua madre Yasoda". Si ricorderanno tutte queste cose.
Questa è la vera perfezione del canto. Sebbene Ajamila si fosse degradato negli ultimi anni della sua vita, da giovane era stato un brahmacari (studente celibe). Era stato istruito da suo padre e conosceva i divertimenti, la forma ed i nomi di Narayana. Tuttavia frequentando cattive compagnie in seguito aveva dimenticato tutto, ma gli bastò cantare il nome di Narayana per ricordare ogni cosa, la Sua forma, i Suoi divertimenti; così si salvò. Cercate di capire tutto questo.
Tutti dovrebbero sapere che cantare senza offese significa ricordare la forma di Krsna. I mayavadi, gli impersonalisti, non possono pensare né alla Sua forma né ai Suoi divertimenti, in cui non credono. Poiché sono impersonalisti, pensano che questi divertimenti siano maya (illusione). E' per questa ragione che Krsna dice: janma karma ca me divyam: "La Mia nascita e le Mie attività sono trascendentali". I mascalzoni non possono comprendere le Sue attività e i Suoi divertimenti e pensano che siano maya, illusori, mentre invece sono divyam, trascendentali; non appartengono alla natura materiale. Krsna dice che solo chi Lo comprende veramente viene immediatamente liberato.
Questo verso afferma che cantando semplicemente: "Narayana, Narayana", se si ricorda subito la natura della forma del Signore, la natura dei Suoi divertimenti, quella di coloro che Lo accompagnano, si ottiene immediatamente la liberazione.
Lo conferma la Bhagavadgita:

janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so 'rjuna

"O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna"(B.g. 4.9).

Cantare quindi è facile e sublime. Chi canta senza offese il mantra Hare Krsna ricorderà sempre la Sua forma, i Suoi divertimenti, le Sue qualità, i Suoi associati. Ricorderà tutto e questo ricordo lo renderà libero. Il canto privo di offese porta alla liberazione.
Dovremmo quindi prestare molta attenzione a non commettere offese; sarete liberi a condizione che continuiate a cantare il mantra Hare Krsna.
In realtà Srila Rupa Gosvami ha detto che solo per un'anima liberata è possibile cantare: ayi muktakulair upasyamanam. Quando glorifica il santo nome infatti dice: mukta kulair upasya: "Un'anima liberata può cantare il puro e santo nome del Signore" e Maharaja Pariksit afferma nello SrimadBhagavatam, nivrttatarsair upagiyamanat: "Il santo nome di Krsna può essere cantato dalle persone che sono nivrttatarsaih". Nivrtta significa coloro che sono completamente liberi dai desideri materiali. Loro possono cantare. Il santo nome del Signore può essere cantato da persone completamente libere da qualsiasi desiderio materiale. Questo è il servizio devozionale allo stato puro.
Srila Rupa Gosvami afferma:

anyabhilasitasunyam
jnanakarmadyanavrtam
anukulyena krsnanusilanam
bhaktir uttama

"Coloro che sono realmente liberi da qualsiasi desiderio materiale possono impegnarsi nel puro servizio devozionale". Jnana, coltivare la conoscenza e karma, compiere attività pie sono entrambe materiali. Diventare molto pii non significa essere liberati; anche una persona pia è un'anima condizionata e vincolata alla sua condizione. Un brahmana ad esempio ha acquisito ottime qualità, ma questo non significa che sia un devoto. Si incontrano molte brave persone ma raramente si incontra un puro devoto. Bisogna distinguere. Una brava persona è brava dal punto di vista materiale mentre un devoto è diverso da una persona pia. L'attività di Arjuna per esempio consisteva nell'uccidere.: "Arjuna non era buono; ha ucciso suo nonno e i suoi nipoti e ha distrutto tutta la sua famiglia. Non era certo una brava persona". A volte la gente fa questi commenti ma Krsna dice, bhakto 'si me sakha ceti: "Tu sei il mio più caro amico".
Cercate di capire. Arjuna nel mondo materiale non viene reputato una brava persona perché ha ucciso i suoi parenti. Per Krsna invece è un caro amico e Suo devoto. Questa è la differenza tra un devoto e una brava persona di questo mondo. Un devoto è naturalmente una persona molto santa, ma non cade quando agisce da cattivo per conto di Krsna: rimane sempre un puro devoto.
Ci sono delle persone chiamate sahajiya che pensano: "La rasalila di Krsna è molto piacevole mentre non è molto bello combattere e uccidere demoni". Non conoscono la Verità Assoluta. Krsna è buono in qualsiasi circostanza sia che goda della compagnia delle gopi sia che uccida i demoni. Questa è la Verità Assoluta.
Queste sono le cose da capire. Se ricordate la Krsnalila, qualcuna delle Sue attività, col canto del mantra Hare Krsna, sarete liberati. Questo è quanto apprendiamo dalla descrizione autorevole dello SrimadBhagavatam.
D'altra parte qui si dice: coloro che sono molto ansiosi di realizzare il Brahman, i Brahmavadi, prescrivono molte cerimonie rituali; esse però non sono sufficienti perché non possono elevare una persona al livello di un puro devoto.
Il Kumbhamela è prescritto dai Brahmavadi. E' un precetto che ingiunge di vivere in questo periodo sulle rive della confluenza del Gange con la Yamuna per almeno tre giorni. In questo modo ci si qualifica per entrare nei pianeti superiori. La gente che è venuta qui ambisce ad entrare nei pianeti superiori, cosa che a un devoto non interessa. I devoti non sono interessati ad alcun pianeta di questo mondo materiale; sanno benissimo che beneficio porta entrare nei pianeti superiori: nessuno.
Immaginate che io ottenga di vivere migliaia di anni a un elevato livello di vita, donne, denaro, vino e così via. Che beneficio ne otterrei? Nessuno.
Sono molto soddisfatto di un articolo scritto da uno dei miei discepoli di Boston che dice: "Come sono la società e la famiglia? Infernali. Noi non vogliamo vivere senza Krsna". Questa è un'affermazione molto giusta. E' vera realizzazione: "Non ci piace vivere senza Krsna". Chi pensa: "Bisogna prendere a calci qualsiasi genere di felicità materiale; interessa solo Krsna e come renderLo felice", questa persona è un puro devoto.
Anukulyena krsnanu silanam. Anukulyena significa "favorevolmente". Dobbiamo solo cercare di soddisfare Krsna in modo favorevole non sfavorevolmente come fece Kamsa. Anche Kamsa era cosciente di Krsna, pensava sempre a Lui ma in modo sfavorevole. Pensava solo al modo di ucciderlo. Meditava su Krsna pensando: "Come posso ucciderlo?". Questo si chiama pratikula "sfavorevole".
Pratikula non è bhakti. Quando pensate a Krsna in contrasto con i Suoi desideri, contro il principio di soddisfarLo, non si tratta di bhakti, sebbene sia coscienza di Krsna. Anche un nemico di Krsna pensa a Lui, ma questo non significa che sia un Suo devoto: è cosciente di Krsna in modo sfavorevole quindi la sua non è bhakti. Dovete agire favorevolmente. Arjuna diventò un devoto perché agì in modo favorevole per soddisfare Krsna. Questo è il vostro compito: trovare il modo di soddisfare Krsna; la conclusione naturale è che dovete soddisfare il Suo rappresentante. Per questo abbiamo cantato, yasya prasadad bhagavat-prasadah: se soddisfi il Suo rappresentante, soddisfi Krsna.
Il proprietario di un ufficio ha un capo reparto. Se voi soddisfate il capo reparto, soddisferete il proprietario. Il capo reparto fa rapporto al proprietario: "Questo impiegato è molto bravo". Così avrete una promozione e un aumento di stipendio.
Compito del puro devoto è soddisfare Krsna. Non appena canta il mantra Hare Krsna il devoto ricorda subito che il suo obiettivo consiste nel soddisfare Krsna. Perciò è liberato.
Molte grazie. Hare Krsna.















LA FESTA DELLA DOMENICA

Tutte le domeniche, dalle ore 16, siete invitati a una splendida festa completamente gratuita con conferenze, danze estatiche, canti trascendentali, cultura vedica, yoga e banchetti vegetariani in compagnia dei devoti di Krishna.

Venite a trovarci



I CENTRI HARE KRISHNA IN ITALIA

BERGAMO 24040, Villaggio Hare Krishna (da Medolago strada per Terno d'Isola) CHIGNOLO D'ISOLA, Tel. 035/490706

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Orari: 12.30/14.30  19,30/21,30
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CATANIA
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Tel. 095/552252
Orari dal mercoledì al sabato:
12.30/14.30 19,00/23,00
domenica: 13,30/15,30 19,00/22,30
chiuso lunedì e martedì















L'ORIGINE DEL
KUMBHA
MELA

Milioni di anni fa, gli esseri più potenti dell'universo,
ispirati dal Signore Supremo, si unirono
per compiere un'impresa sbalorditiva.

Lo SrimadBhagavatam racconta che molti milioni di anni fa, sui pianeti celesti di questo universo, si svolse una tremenda battaglia per la supremazia tra i deva (esseri celesti) e gli asura (demoni) che erano capeggiati da Bali Maharaja, discendente del grande re demoniaco Hiranyakasipu. Indra, il re dei deva, aveva offeso il grande saggio Durvasa Muni, che quindi condannò i deva a perdere la loro potenza. I deva si videro privati di tutta la loro influenza e di tutta la loro forza, persero ogni fortuna e in breve furono sconfitti dagli asura. Dunque chiesero aiuto a Sri Visnu.
Dio la, Persona Suprema, consigliò loro di chiedere una tregua ai demoni e di frullare l'oceano di latte per ottenere il nettare dell'immortalità che sarebbe stato equamente distribuito tra deva e asura.
Dato che Sri Visnu protegge sempre i deva e voleva porre fine all'espandersi dell'influenza degli asura in tutta la creazione, disse ai deva di seguire la logica del serpente e del topo nel trattare con i demoni. Una volta un topo e un serpente rimasero intrappolarti in un cesto. Il serpente disse al topo: "senti, potrei mangiarti con facilità, ma per me è più importante uscire di qui. Perché non fai un buco così possiamo scappare tutti e due?". Il topo fu d'accordo e così iniziò a darsi da fare, ma non appena il buco fu abbastanza grande, il serpente mangiò il topo e uscì dal cesto.
Il Signore non aveva alcuna intenzione di dare il nettare ai demoni perché erano disonesti ed empi: distribuire loro il nettare non sarebbe stato saggio.
"Esistono due categorie di esseri" dice Sri Krsna nella Bhagavadgita, "una si chiama divina, l'altra demoniaca".
Srila Prabhupada spiega che chi è nato con qualità divine segue le ingiunzioni delle scritture e obbedisce al Signore e ai suoi rappresentanti, mentre gli altri agiscono a capriccio per soddisfare i propri sensi.
Seguendo le istruzioni di Sri Visnu, i deva avvicinarono i capi dei demoni e raggiunsero un accordo, dopo di che tutti si recarono all'oceano di latte per iniziare a frullarlo, aiutati da Sri Visnu che portava la montagna Mandara sulla schiena di Garuda, l'aquila che Lo trasporta. Quando arrivarono all'oceano di latte, Sri Visnu pose la montagna che doveva essere usata come zangola al centro dell'oceano. Fu poi chiesto a Garuda di allontanarsi, vista la sua nota inimicizia nei confronti dei serpenti, in modo che Vasuki, che è onorato dai deva come Nagaraja "il re dei serpenti" potesse arrivare ed essere usato come corda per frullare.
I demoni insistettero per tenere la parte anteriore del serpente durante l'operazione, mentre i deva, consigliati da Sri Visnu, tenettero la sua coda. Non appena iniziarono a tirare la "corda" per produrre il nettare, dalle innumerevoli bocche di Vasuki uscirono fumo e vampate di fuoco che causarono grandi sofferenze agli asura.
Mentre i deva e i demoni continuavano a frullare, l'immensa montagna Mandara cominciò ad affondare nell'oceano di latte perché mancava il supporto. Il Signore assunse allora la forma di una tartaruga, entrò nell'oceano e si pose la montagna sulla schiena per dar modo di continuare a frullare. E' spiegato nello Srimad-Bhagavatam che la tartaruga, conosciuta come Kurmavatara, accettò che la montagna, girando su se stessa, strofinasse la Sua schiena procurandoLe una piacevole sensazione.
L'oceano produsse dapprima un veleno che si diffuse in ogni direzione. I deva si impaurirono e presero rifugio in Siva. Siva, mosso a compassione, prese il veleno tra le sue mani e lo bevve, lo trattenne in gola e sul suo collo si produsse una linea bluastra che ora viene considerata un ornamento di Siva, chiamato Nilakantha "colui che ha il collo bluastro".
Mentre Siva beveva, un po' di veleno cadde dalle sue mani e varie piante, scorpioni, cobra e simili creature bevvero quelle gocce e divennero velenosi.
Dopo il veleno, l'oceano produsse molte altre cose opulente che furono distribuite fra i membri delle due parti. Apparve prima una mucca surabhi che fu presa dai grandi saggi. Poi fu la volta di un cavallo bianco di nome Uccaihsrava che fu preso da Bali Maharaja. Quando apparve Airavata, il re degli elefanti, Indra lo prese per sé. Quindi apparve Kaustubhamani la più preziosa della gemme, che venne offerta a Visnu per decorare il Suo petto. Quindi apparve l'albero Parijata, che fu offerto ai deva.
Quindi apparvero le apsara, meravigliose danzatrici che intrattengono le corti dei deva, seguite da Laksmi, la dea della fortuna, che scelse di diventare la consorte di Sri Visnu. Poi venne Varuni, la dea del liquore, e i demoni se ne impossessarono. L'oceano produsse anche Balacandra, la luna crescente che per il suo effetto rinfrescante fu offerta a Siva, stordito dall'aver bevuto il veleno, perché potesse indossarla sulla sua testa. Apparvero poi una conchiglia di nome Pancajanya e un arco di nome Haridhanu (l'arco di Hari) che furono entrambi offerti a Sri Visnu.
Comparve infine una meravigliosa persona di sesso maschile, Dhanvantari, il quale portava tra le mani l'amrtakumbha, un vaso di nettare pieno fino all'orlo. Prima dell'apparizione del nettare per il quale i demoni e deva avevano lavorato così faticosamente non si erano verificati litigi, ma all'arrivo di Dhanvantari con il vaso di nettare, l'oggetto più agognato, tutti persero il controllo.
I demoni strapparono di forza il vaso e ne derivò una battaglia.
Secondo lo Skanda Purana a un certo punto, nel corso della battaglia, Jayanta, il figlio di Indra, prese il vaso e corse via verso i pianeti celesti, ma fu inseguito dai demoni e la feroce battaglia continuò.
La battaglia infuriò per dodici giorni e in questo lasso di tempo un po' di nettare si rovesciò dal vaso cadendo sulla terra a Nasika, nel Maharastra, a Ujjain nel Madya Pradesh, a Haridwar e ad Allahabhad nell'Uttar Pradesh. Poiché un giorno nei pianeti superiori equivale a un anno sulla terra, per commemorare la pioggia di nettare sulla terra, ogni dodici anni si tengono sulla terra, in ciascuno di questi luoghi, dei festival o mela (ad Allahabad nel 1977, a Nasika nel 1980, a Ujjain nel 1983, a Haridwar nel 1986, ad Allahabad nel 1989, etc.).
Il nettare scende tuttora su questi luoghi durante particolari configurazioni planetarie. Perfino oggi milioni di persone vengono a prendere questo nettare o amrta, per ottenere l'immortalità, bagnandosi nei fiumi santi e bevendo l'acqua sacra. A Nasika i pellegrini si bagnano nel fiume Godavari, a Ujjain nella Ksipra, a Haridwar nel Gange e ad Allahabad alla confluenza del Gange con la Yamuna e la Sarasvati.
Infine gli asura sconfissero i deva e si portarono via il vaso con il nettare lasciando i deva molto abbattuti. Il Signore disse loro: "Non rattristatevi. Con la mia energia confonderò i demoni facendo sì che litighino fra loro. Così esaudirò il vostro desiderio e avrete il nettare"
Poco tempo dopo i demoni cominciarono a litigare per chi dovesse bere il nettare per primo. Sri Visnu assunse allora la forma di Mohini Murti, una donna bellissima. Quando i demoni videro la meravigliosa bellezza di Mohinidevi che lanciava loro sguardi e sorrisi, ne rimasero completamente incantati. La bellezza della forma assunta da Dio, la Persona Suprema, superava quella della dea della fortuna, e i demoni, completamente sopraffatti dal suo fascino, le chiesero di fare da arbitro in questa disputa, cosa che lei accettò a condizione che nessuno si sarebbe opposto o avrebbe protestato qualunque cosa Lei avesse fatto o deciso.
Gli asura furono d'accordo e le consegnarono l'amrtakumba chiedendole di distribuire il nettare. Sebbene essi avessero facilmente strappato il vaso a Dhanvantari, avendo quindi la possibilità di tenerselo, lo persero stupidamente confusi dalla pura e incomparabile bellezza del Signore: la stessa Moinimurti li aveva apertamente avvertiti dell'inganno.
Moinimurti fece sedere in settori separati i deva e gli asura e diede il nettare ai deva, parlando dolcemente con i demoni. Un demone, Rahu capì però il trucco si travesti da deva, prese posto nel loro settore, e ricevette il nettare. Il sole e la Luna rivelarono la sua identità a Moinimurti che immediatamente lanciò il suo disco, tagliente come la lama di un rasoio, e gli tagliò la testa prima che egli potesse ingerire la bevanda immortale. E sebbene il suo corpo fosse morto dal collo in giù, la sua testa restò viva perché aveva il nettare nella bocca.
Dopo aver dato il nettare ai deva, Moinimurti rivelò di essere Sri Visnu. Il Signore fece poi ritorno nel mondo spirituale sulle spalle di Garuda.















MENU PER IL CENONE DI NATALE
a cura di Paola Mosconi  Parama Karuna devidasi



MAIONESE SENZA UOVA

Mettete nel frullatore 100 ml. di panna da cucina, 100 ml. di yogurt fresco al naturale, mezzo bicchiere di olio di oliva o di mais, il succo di un limone, sale, un pizzico di curcuma, un pizzico di asafetida in polvere, un pizzico di semi di mostarda gialla in polvere. Per raddensare, aggiungete un cucchiaio di panir o ricotta. Se invece la salsina è troppo densa, aggiungete olio o yogurt. Va ricordato comunque che questa salsa tende a raddensarsi se viene lasciata per un quarto d'ora in frigorifero.







INSALATA RUSSA

Sbucciate una o due patate, e tagliatele a cubetti piccoli, grattate velocemente la superficie di due carote, tagliatele a tronchetti, poi in quarti per il lungo, e infine a cubetti. Lessate separatamente patate e carote in pochissima acqua leggermente salata. L'acqua di cottura delle verdure può essere usata per preparare ottime minestre.
Sempre separatamente, fate lessare in poca acqua salata piselli e fagiolini tagliati a pezzetti. Scolateli, mescolateli insieme, e quando sono ben freddi conditeli con la maionese vegetariana della ricetta precedente.







RAVIOLI

Occorrente: 300 gr. di farina di grano duro oppure di semolino macinato finissimo, gli ingredienti per il ripieno di spinaci (200 gr. di spinaci anche surgelati, 200 gr. di cagliata o di ricotta, 50 gr. di noci sgusciate e tritate, un cucchiaio di farina di ceci, un pizzico di noce moscata, sale) oppure di zucca (300 gr. di zucca, un pizzico di cardamomo in polvere, un pizzico di noce moscata in polvere, sale, un cucchiaio di farina di ceci, un cucchiaio di cagliata).
Preparate la pasta lavorando insieme farina di grano duro, un pizzico di sale e l'acqua tiepida necessaria. Se non trovate la farina di grano duro potete usare del semolino macinato molto fine. Il ripieno potrà essere fatto con spinaci e ricotta: pulite bene gli spinaci e lavateli tre volte in abbondante acqua appena tiepida, poi fateli appassire senza altra acqua ma con una noce di burro, sale e un pizzico di noce moscata. Pestate le noci, aggiungetele con un cucchiaio di farina di ceci agli spinaci e alla ricotta. Farcite i ravioli. Oppure preparate un ripieno di zucca: tagliatela a pezzetti, fatela arrostire in forno con un po' d'olio e sale, pestatela in una terrina, aggiungete farina di ceci tostata a secco in padella, cardamomo (facoltativo), noce moscata e sale. Farcite i ravioli come al solito. Lessateli nel brodo vegetale o in acqua bollente salata, scolateli e conditeli con burro e formaggio grana grattugiato.







POLPETTINE DI VERDURE ALLA PANNA

Pulite una patata, una carota e una zucchina (oppure del cavolfiore) e grattugiateli, ancora crudi. Salate e mettete in un colapasta per scolare l'acqua di vegetazione. Dopo circa 20 minuti strizzate le verdure, mettetele in una terrina, aggiungete 100 gr. di farina di ceci, 100 gr. di cagliata ben sgocciolata e sbriciolata o ricotta fresca, gli aromi che preferite (prezzemolo, basilico, oppure coriandolo, curcuma, asafetida), e impastate bene. Formate delle polpettine e friggetele velocemente in olio o burro chiarificato molto caldo. Queste polpettine, una volta cotte, possono essere sbriciolate e, aggiunte alla passata di pomodoro, usate per preparare un ottimo ragù vegetariano.
Per la salsa: potete preparare una salsina di pomodoro secondo le vostre abitudini, aggiungendo all'ultimo momento un cucchiaio di panna da cucina e un cucchiaio di formaggio grattugiato.







CARCIOFI RIPIENI DI RISO

Pulite e lavate 8 carciofi, lasciandoli interi: togliete le punte, scavate l'interno, ripulite il girello appiattendolo un po', poi fate scottare i carciofi in acqua bollente salata per 5 minuti circa. Disponeteli in una pirofila. Nell'acqua in cui avete scottato i carciofi fate lessare (per 15 minuti circa) 200 gr. di riso bianco, poi scolatelo, conditelo con olio, limone, prezzemolo abbondante, e pezzetti di formaggio filante. Riempite i carciofi con questo composto, e passate in forno caldo a finire di cuocere, per altri 10 minuti circa. Prima di servire, ancora ben caldi, decorate ogni carciofo con un cucchiaino di panna da cucina fresca.







POLPETTONE VEGETARIANO

Cominciate facendo cuocere in poca acqua o brodo vegetale 100 gr. di piselli secchi spezzati, finché si sono sfaldati e hanno assorbito quasi tutta l'acqua. Grattugiate a julienne (striscioline) diversi tipi di verdura (patate, carote, zucchine, melanzane, cavolfiori), salateli e metteteli in un colapasta affinchè perdano l'acqua di vegetazione.
Dopo circa un'ora trasferite il tutto in una grossa terrina e aggiungete un cucchiaino di melassa, sale, rosmarino, salvia e timo, 200 gr. di cagliata o formaggio fresco tipo ricotta, 100 gr. di farina di frumento (bianca o integrale) e 100 gr. di farina di ceci.
Aggiungete anche la purea di piselli spezzati, mescolate bene e versate in uno stampo da pancarrè o simile foderato di carta oleata. Richiudete la carta in modo da modellare una specie di salsicciotto, e fate cuocere in forno per almeno un'ora, finché si è ben rassodato. Potete servirlo tagliato a fette, così com'è oppure rosolato con un po' di olio e burro.







BUDINO DI NATALE ALLA NORDICA

Mettete a bagno 300 gr. di uvette, passatele nella farina aggiungete la scorza di un limone grattugiata e 100 gr. di mandorle tostate tagliate a filetti. Impastate 200 gr. di farina con 200 gr. di zucchero, 200 gr. di pangrattato, le uvette, 100 gr. di canditi d'arancia sale, cannella lievito, 200 gr. di burro o margarina vegetale di ottima qualità, 100 gr. di marmellata di arance amare, il succo di un limone e 200 gr. di latte in polvere da cucina. Versate in uno stampo e fatelo cuocere, coperto con un foglio di carta d'alluminio, per un paio d'ore a bagnomaria. Lasciate riposare al fresco e poi fate cuocere ancora per una mezz'ora. Servite con panna, liquida se lo portate in tavola ancora tiepido, montata se preferite consumarlo freddo.







MOUSSE ALLA FRUTTA

Preparare le mousse è molto semplice: la base è panna e ricotta. A questi ingredienti potete abbinare frutta fresca, come manghi, pesche, cachi, fragole o frutti di bosco, ma mai ananas fresco, perché con i latticini diventa amarissimo.
Oppure potete preparare la mousse al cioccolato, con farina di carruba leggermente tostata, o al caffè, con caffè di cereali liofilizzato e aromatizzato con un pizzico di cardamomo.
Il procedimento: mettete l'ingrediente che avete scelto (frutta o carruba ecc.) nel frullatore, versatevi uguale quantità di panna da montare, aggiungete qualche cucchiaio di ricotta fresca, zucchero o miele integrale a volontà, e frullate per dieci/venti secondi. Disponete subito nelle coppette e decorate a fantasia.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Paroloni Altisonanti

Dialogo tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e il suo Discepolo Bhaktiswarupa Damodara Swami, scienziato laureato in fisica  Atlanta, marzo 1975.

Bhaktiswarupa Damodara Swami: Gli scienziati moderni stanno lavorando duramente per creare la vita in laboratorio.
Srila Prabhupada: Cerca di capire questo. Proprio come Dio già esiste anche le entità viventi, essendo parte e particelle di Dio, già esistono eternamente.
Perciò tu non devi "creare". Questa è stupidità, perché le entità viventi sono eterne, esse non sono mai create. Semplicemente si manifestano nel mondo materiale in quattro modi diversi.
Alcune si manifestano per mezzo dei semi, alcune per mezzo della fermentazione, alcune per mezzo delle uova e altre per mezzo di embrioni. Ma le entità viventi esistono già, perciò non c'è questione di "creazione". Questa è la scienza dell'entità vivente.
Ci sono milioni e miliardi di entità viventi, ciò nonostante gli scienziati materialistici tengono grandi conferenze su come creare qualcosa. Guarda che propositi infantili. Perdono tempo ingannando la gente e sprecando il sudato denaro di tutti.
Per questo io dico che sono dei mascalzoni. Stanno cercando di "creare". Cosa creeranno? Tutto esiste già. Ma loro non lo sanno, neanche con la loro elevata istruzione. Perciò la Bhagavadgita li descrive come mudha, mascalzoni.
Ora, tu di' a questi mudha, "Mio caro signore, tu non puoi creare, né alcuna cosa può essere creata. Semplicemente scopri da dove vengono le entità viventi, qual'è la loro origine, chi è l'intelligenza dietro a tutta la natura. Scopri questo. Questa è vera conoscenza.
Se ti sforzi per questa conoscenza e cerchi di trovare la sorgente originale di tutto, allora un giorno potrai raggiungere la piattaforma di vasudevah sarvam iti sa mahatma sudurlabhah: capirai che Dio è l'origine di tutto e la tua conoscenza sarà perfetta."
Guarda questo bel fiore, pensi che si sia fatto da solo, senza la direzione di un'intelligenza? Questa è una filosofia senza senso. Questi cosiddetti scienziati usano tanti paroloni altisonanti, ma in realtà quante cose spiegano? Nessun altro può comprenderli; si comprendono solo fra loro. Presentano qualche linguaggio complicato in modo che, se non è spiegato da loro, nessuno ci capirà nulla.
Dicono che tutto è automaticamente compiuto "dalla natura". Non è così.
La natura è uno strumento. Proprio come un computer meraviglioso.
Però c'è un operatore. Questi mascalzoni non hanno un po' di buon senso. Dov'è la macchina che funziona senza un operatore? Esiste una tale macchina nella loro esperienza? Come possono suggerire che la natura funziona automaticamente? La natura è una macchina meravigliosa, ma l'operatore è Dio, Krsna. Questa è vera conoscenza.
Solamente perché la macchina funziona meravigliosamente, significa che non c'è alcun operatore? Per esempio, anche l'armonium è una macchina, se un suonatore esperto lo suona, allora produrrà suoni molto melodiosi e piacevoli. "Oh, che grazioso". Ma è in grado l'armonium di suonare da solo e produrre suoni melodiosi? Quindi loro non hanno neanche un po' di buon senso, ciò nonostante si dichiarano scienziati. Questo è il nostro rincrescimento, che questi scienziati non hanno neanche un po' di buon senso, però sono creduti scienziati.
Bhaktiswarupa Damodara Swami: Pensano che siccome attraverso la chimica sono capaci di sintetizzare alcuni aminoacidi primitivi...
Srila Prabhupada: Quella è abilita non conoscenza. Per esempio, diciamo che dipingi un quadro di una rosa. Tu sei un pittore, non un uomo di conoscenza. "Uomo di conoscenza" significa qualcuno che sa come avvengono le cose.
Un pittore semplicemente imita quello che vede, tutto lì. Perciò scienza e arte sono due cose differenti.
Bhaktiswarupa Damodara Swami: Perciò se creano qualcosa di sintetico, è solo un'arte. Srila Prabhupada: Si. Per esempio, un buon cuoco sa come mescolare le spezie e i condimenti e fare gustose preparazioni. Quindi puoi definire un chimico un buon cuoco.
La chimica non è altro che l'arte di mischiare differenti elementi chimici, tutto lì. C'è l'olio, ci sono gli alcali, mischiali professionalmente e ne esce il sapone, molto utile.
Bhaktiswarupa Damodara Swami: Ma gli scienziati sono convinti che in qualche modo saranno capaci di creare la vita e perfino un essere umano.
Srila Prabhupada: Questo non è un problema, poiché anche se non crei la vita il mondo non andrà all'inferno. La vita esiste già.
Per esempio, ci sono molte automobili  se io costruisco un'altra automobile, ci sarà qualche merito speciale da parte mia? Ci sono già così tante automobili! Quando non c'erano automobili il primo che ne costruì una ebbe qualche merito. "Si, tu hai fatto qualcosa di bello, una vettura senza cavalli. La gente ne trarrà beneficio, una comodità, va bene". Ma quando ci sono milioni e milioni di automobili che causano semplicemente incidenti e io costruisco un'altra automobile, qual'è il mio merito? Qual'è il mio merito?.
Bhaktiswarupa Damodara Swami: Zero.
Srila Prabhupada: Zero. E per ottenere questo "zero" organizzano grandi conferenze, e arriva moltissima gente e spende soldi.
Bhaktiswarupa Damodara Swami: Vogliono fare un essere umano migliore, vogliono rendere migliore la vita.
Srila Prabhupada: Si. Questa è la nostra intenzione. Noi diciamo agli scienziati: "Non sprecate tempo cercando di creare la vita. Cercate di migliorare la vostra vita. Cercate di capire la vostra vera identità spirituale, in modo che potrete essere felici in questa vita. Questa ricerca deve essere fatta."
La prima cosa che devono imparare è che c'è un autista, o anima, nell'"automobile" del corpo. A meno che uno non capisca questa semplice cosa è un asino.
L'autista, l'anima, muove l'automobile di questo corpo. Se l'autista è istruito, potrà muoversi per la realizzazione del sé, in modo che potrà tornare a casa, da Dio.
Quindi diventerà perfetto.
Noi stiamo istruendo l'autista, non stiamo cercando di costruire un'altra automobile di latta.
Questa è coscienza di Krsna.















Libri

SRIMADBHAGAVATAM

Primo Canto: "La Creazione"

Questa è la continuazione della presentazione dello Srimad-Bhagavatam, il grande classico spirituale dell'India scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, e ora presentato in una nuova traduzione con il commento di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lo SrimadBhagavatam fornisce la chiave perché l'umanità possa diventare unita nella pace, nella prosperità e nell'amicizia concentrandosi su una causa comune. Questa causa comune è l'unità spirituale di tutti gli esseri viventi, e lo SrimadBhagavatam presenta un'ideologia rivoluzionaria che è la base per la rispiritualizzazione della società. Nel mondo d'oggi non c'è mancanza di avanzamento scientifico, ciò che manca è la conoscenza della scienza di Dio. Quindi, in un mondo che soffre per la discordia universale, per l'ansietà e la confusione, non c'è letteratura più importante di questo radioso SrimadBhagavatam. Se volete ricevere l'intera serie di volumi dello SrimadBhagavatam scrivete alla BBT Italia.










CAPITOLO DUE

La divinità e il servizio di devozione

yuktaya: ben provvisti di; pasyanti: vedono; atmani: in se stessi; ca: e; atmanam: il Paramatma; bhaktya: nel servizio di devozione; sruta: i Veda; grhitaya: ben ricevuto.



TRADUZIONE

La Verità Assoluta è realizzata dal saggio discepolo che s'informa con serietà e si arma della conoscenza e del distacco con la pratica del servizio di devozione e l'ascolto del Vedantasruti.



SPIEGAZIONE

La Verità Assoluta si realizza pienamente con la pratica del servizio di devozione a Vasudeva, Sri Krsna, che è il Signore Supremo, la Verità Assoluta nella Sua forma completa. Il Brahman costituisce lo sfolgorìo trascendentale del Suo corpo, il Paramatma è la Sua manifestazione parziale. La realizzazione del Brahman e quella del Paramatma rimangono dunque realizzazioni incomplete della Verità Assoluta.
Ci sono quattro categorie di uomini: i karmi, i jnani, gli yogi e i devoti. I karmi sono materialisti mentre gli altri tre gruppi sono spiritualisti. Il devoto, che ha realizzato la Persona Suprema, è lo spiritualista più elevato. Lo yogi, che ha pienamente realizzato l'emanazione plenaria della Persona Suprema, rappresenta lo spiritualista di secondo grado. E il jnani, che Ne ha realizzato solo la natura spirituale, rappresenta lo spiritualista
di terzo grado.
La Bhagavadgita e le altre Scritture vediche insegnano che si realizza pienamente la Persona Suprema solo con il servizio di devozione che include, come abbiamo già spiegato, la perfetta conoscenza e il distacco dalla materia. E poiché la realizzazione del Brahman e del Paramatma costituiscono realizzazioni imperfette della Verità Assoluta, sono imperfetti anche i mezzi che permettono di raggiungerLa, rispettivamente la via del jnana e dello yoga. Il servizio di devozione, che si fonda sulla conoscenza perfetta e sul distacco dalla materia centrati sull'ascolto del Vedantasruti, è per lo studente sincero e determinato l'unica via perfetta di realizzazione della Verità Assoluta. Il servizio di devozione non è quindi destinato agli spiritualisti d'intelligenza inferiore.
I devoti si dividono a loro volta in tre categorie. In basso, il devoto neofita, detto "materialista", che non possiede alcuna conoscenza e rimane legato alla materia; egli si sente attratto solo dalle pratiche devozionali e preliminari, centrate sull'adorazione delle forme divine nel tempio, e si attacca più ai benefici materiali che a quelli spirituali. E' necessario lasciare al più presto questo stadio di devozione per elevarsi al livello devozionale intermedio. A questo secondo livello il devoto può distinguere quattro categorie di esseri: il Signore Supremo, i Suoi devoti, gli ignoranti, e gli invidiosi. Si deve progredire almeno fino a questo stadio per essere in grado di conoscere la Verità Assoluta. Per giungervi, il devoto di terzo grado deve attingere le istruzioni necessarie a compiere il servizio di devozione da fonti sicure che sono, soprattutto, la persona bhagavata, cioè il puro devoto, e il libro bhagavata, o Bhagavatam, che costituisce il messaggio di Dio. Il neofita deve innanzitutto avvicinare una persona bhagavata per apprendere la scienza del servizio di devozione. La persona bhagavata non è un "professionista" che si guadagna la vita recitando il Bhagavatam, bensì un puro rappresentante di Sukadeva Gosvami, come Suta Gosvami, che predica il servizio di devozione per il bene supremo di tutti gli uomini. Il neofita prova ben poco interesse per gli insegnamenti delle autorità in campo spirituale e non è raro che preferisca ascoltare un qualsiasi narratore di professione fingendo di essere un ascoltatore sincero, mentre in realtà ricerca soltanto la soddisfazione dei propri sensi. Questo genere di ascolto e di trasmissione rovina tutto; bisogna dunque essere attenti a non caderne vittima. I sacri insegnamenti di Dio come appaiono nella Bhagavad-gita e nello SrimadBhagavatam, sono senza dubbio trascendentali, tuttavia bisogna evitare di riceverli da un narratore di professione, che li contamina come il serpente avvelena il latte semplicemente toccandolo con la lingua.
Il devoto sincero dev'essere pronto ad ascoltare il messaggio delle Scritture vediche—le Upanisad, i Vedanta e altre opere che ci hanno lasciato i precedenti acarya o gosvami—se desidera ottenere un vero progresso spirituale. Senza ascoltare queste Scritture, non si può fare un vero progresso. D'altra parte, se non si ascoltano né si applicano le istruzioni ricevute, la pratica ostentata del servizio di devozione si rivela inutile e diventa un ostacolo sulla via del vero progresso devozionale. Perciò, se il servizio di devozione non si fonda sui princìpi enunciati dalle Scritture che hanno autorità in materia—la sruti, la smrti, i Purana, il Pancaratra — dev'essere rifiutato come pura esibizione. Mai si deve riconoscere come puro devoto chi non ne possiede tutte le qualità. Con l'assimilazione del puro messaggio delle Scritture vediche si potrà vedere costantemente in noi stessi l'aspetto "localizzato" e onnipresente del Signore Supremo. Questo è il samadhi.







VERSO 13


atah pumbhir dvijasrestha
varnasramavibhagasah
svanusthitasya dharmasya
samsiddhir haritosanam

atah: così; pumbhih: dall'uomo; dvijasrestah: o migliore tra i natiduevolte; varnaasrama: l'istituzione dei quattro varna e quattro asrama; vibhagasah: con la divisione di; svanusthitasya: dei propri doveri; dharmasya: occupazione; samsiddhih: la più alta perfezione; hari: Dio, la Persona Suprema; tosanam: soddisfazione di.



TRADUZIONE

O migliori tra i natiduevolte, è stato concluso dunque che la più alta perfezione che si possa raggiungere adempiendo i propri doveri nell'istituzione del varnasrama consiste nel soddisfare il Signore, Sri Hari.



SPIEGAZIONE

In qualsiasi parte del mondo, la società umana si divide in quattro gruppi sociali e quattro gruppi spirituali. I quattro gruppi sociali sono costituiti dal gruppo intellettuale, dal gruppo amministrativo e militare, da quello produttivo e da quello operaio. Ciò che determina l'appartenenza all'uno o all'altro dei gruppi non è un criterio ereditario, ma sono le qualità dell'individuo e la natura della sua occupazione. I quattro gruppi spirituali, invece, corrispondono ai quattro stadi della vita, cioè il periodo di studi, di vita familiare, di vita ritirata e di vita devozionale. Queste divisioni sono necessarie nell'interesse di tutti, altrimenti nessuna istituzione sociale può crescere in modo sano. E per ciascuno di questi gruppi lo scopo dev'essere quello di soddisfare Dio, l'autorità suprema.
Questo sistema sociale, metodo naturale di sviluppo di una civiltà civilizzata, prende il nome di varnasramadharma. L'istituzione del varnasrama è concepita per permettere di realizzare la Verità Assoluta, e non per favorire il dominio ingiustificato di un gruppo sugli altri. Quando però, per un eccessivo attaccamento al piacere dei sensi (indriyapriti), si dimentica il fine dell'esistenza—realizzare la Verità Assoluta—, gli egoisti abusano di questo sistema e si ergono a dominatori sui gruppi più deboli. Questo dominio ingiustificato è cosa ordinaria nel kaliyuga, l'età della discordia; ma gli uomini ancora sani di mente sanno bene che l'unico scopo della divisione della società in quattro gruppi sociali e quattro gruppi spirituali è quello di armonizzare i rapporti sociali per favorire pensieri più elevati e facilitare la realizzazione spirituale.
Il fine dell'esistenza, cioè la più alta perfezione possibile grazie al varnasramadharma, consiste nel servire e soddisfare il Signore Supremo in modo cooperativo. Questo è confermato anche nella Bhagavadgita (4.13).







VERSO 14


tasmad ekena manasa
bhagavan satvatam patih
srotavyah kirtitavyas ca
dhyeyah pujyas ca nityada

tasmat: perciò; ekena: da una persona; manasa: concentrazione mentale; bhagavan: Dio, la Persona suprema; satvatam: dei devoti; patih: protettore; srotavyah: che dev'essere ascoltato; kirtitavyah: che dev'essere glorificato; ca: e; dhyeyah: che dev'essere ricordato; pujyah: che dev'essere adorato; ca: e; nityada: costantemente.



TRADUZIONE

Con l'attenzione fissa sul Signore Supremo, che protegge i Suoi devoti, si deve ascoltare costantemente ciò che Lo riguarda, glorificarLo, ricodarLo e adorarLo.



SPIEGAZIONE

Se la relazione della Verità Assoluta è il fine supremo dell'esistenza, è necessario coltivarla con tutti i mezzi. Quattro attività sono comuni a ciascuno dei gruppi sociali e spirituali: ascoltare, glorificare, ricordare e venerare. Nessuno potrebbe vivere senza questi principi che formano la base di ogni attività umana, soprattutto nella società attuale, dove ogni azione dipende più o meno dall'ascolto e dall'adulazione. Ogni uomo, di qualsiasi condizione sociale, può diventare celebre in un momento se i grandi quotidiani lo glorificano, a ragione o a torto. Spesso si fa propaganda sui giornali a favore di questo o di quell'esponente politico; ciò è sufficiente per fare di un miserabile un grand'uomo. Ma questo genere di propaganda, basata sulla falsa glorificazione di un personaggio insignificante, non può portare a niente di buono, né per lui né per la società. Tale propaganda potrà dare frutti temporanei, mai effetti duraturi, perciò è una pura e semplice perdita di tempo. L'unico vero oggetto di glorificazione è Dio, la Persona Suprema, creatore di tutto ciò che ci circonda. Abbiamo già abbondantemente trattato quest'argomento fin dall'inizio di quest'opera con il verso "janmady asya". La nostra tendenza naturale di glorificare e ascoltare gli altri deve dunque essere diretta sull'unico oggetto vero di glorificazione: l'Essere Supremo. Troveremo così la felicità.







VERSO 15


yad anudhyasina yuktah
karmagranthinibandhanam
chindanti kovidas tasya
ko na kuryat katharatim

yat: del quale; anudhya: ricordo; asina: spada; yuktah: muniti di; karma: la catena delle azioni e delle loro conseguenze; granthi: nodo; nibandhanam: rete; chindanti: taglia; kovidah: intelligenti; tasya: il Suo; kah: colui che; na: non; kuryat: porgerebbe; katha: messaggio; ratim: attenzione.



TRADUZIONE

Armato del ricordo del Signore, l'uomo intelligente taglia l'intreccio dei nodi creati dalle azioni materiali e dalle loro conseguenze (karma). Chi dunque non presterà ascolto al Suo messaggio?



SPIEGAZIONE

A contatto con gli elementi materiali, la scintilla spirituale s'impiglia in una rete di nodi che deve tagliare se desidera liberarsi dal legame delle azioni interessate e delle loro conseguenze. Liberazione significa libertà dal ciclo delle azioni che generano reazioni. Questa liberazione è automaticamente raggiunta da colui che ricorda costantemente i divertimenti trascendentali del Signore Supremo, perché le attività del Signore, le Sue lila, si situano sempre al di là di ogni influenza materiale. Queste attività sono completamente spirituali e infinitamente attraenti, perciò permettono all'anima condizionata che rimane costantemente a contatto con esse di spiritualizzarsi gradualmente e tagliare infine il nodo che la rende schiava della materia.
La liberazione dalla materia è dunque un sottoprodotto del servizio di devozione. Lo sviluppo della conoscenza spirituale non è sufficiente ad assicurare la liberazione. La conoscenza dev'essere accompagnata dalla pratica del servizio devozionale, in modo che alla fine predomini soltanto il servizio devozionale. Allora la liberazione diventa possibile. Anche le azioni interessate di coloro che vogliono goderne i frutti possono condurre alla liberazione se si colorano del servizio devozionale. Il karma coperto dal servizio devozionale prende il nome di karmayoga, e il jnana, o conoscenza empirica, coperta dal servizio devozionale prende il nome di jnanayoga. Ma il bhakti-yoga puro è indipendente dal karma e dal jnana, perché non solo può conferire la liberazione dall'esistenza condizionata, ma porta anche al trascendentale servizio d'amore al Signore.
Così, ogni uomo intelligente che possiede una conoscenza superiore alla media deve costantemente ricordare il Signore Supremo ascoltando ciò che parla di Lui, glorificandoLo, ricordandosi di Lui e adorandoLo, senza fine. Questo è il perfetto servizio di devozione. I Gosvami di Vrndavana, che avevano ottenuto da Sri Caitanya Mahaprabhu stesso il potere di predicare la bhakti, aderirono rigidamente a questi principi e composero innumerevoli opere sulla scienza trascendentale a beneficio di tutti. Sulla base degli insegnamenti dello Srimad-Bhagavatam e di altre Scritture autorevoli, essi hanno tracciato un sentiero aperto a tutti, secondo il rispettivo gruppo sociale e spirituale.







VERSO 16


susrusoh sraddadhanasya
vasudevakatharucih
syan mahatsevaya viprah
punyatirthanisevanat

susrusoh: colui che ascolta; sraddadhanasya: con molta attenzione; vasudeva: di Vasudeva; katha: messaggio; rucih: attrazione; syat: sarà resa possibile; mahatsevaya: servendo i puri devoti; viprah: o natiduevolte; punyatirtha: coloro che sono purificati da ogni vizio; nisevanat: servendo.



TRADUZIONE

O saggi natiduevolte, servendo i devoti perfettamente liberi da ogni impurità, grande servizio è reso. Con questo servizio si sviluppa il gusto per ascoltare il messaggio di Vasudeva.



SPIEGAZIONE

La vita condizionata degli esseri viventi è dovuta alla loro ribellione al Signore. Quelli che si ribellano alla supremazia del Signore sono detti asura, o demoni, e gli altri deva, o esseri virtuosi. La Bhagavadgita dà nel sedicesimo capitolo una vivida descrizione degli asura, informandoci che questi esseri demoniaci vengono immersi, vita dopo vita, in un'ignoranza sempre più nera, fino a sprofondare nelle specie animali inferiori, dove essi non possono accedere alla conoscenza della Verità Assoluta, del Signore Supremo. Ma per la grazia delle anime liberate, dei servitori del Signore che appaiono in differenti luoghi per la volontà suprema, gli asura giungono gradualmente a correggersi e a ritrovare la coscienza di Dio. I puri devoti sono molto vicini al Signore e quando vengono per salvare l'umanità dai pericoli dell'ateismo prendono il nome di figli, di servitori o di compagni del Signore, e talvolta anche di potenti manifestazioni di Dio. Ma nessuno di loro pretende di essere Dio. Questa è una bestemmia di cui sono capaci solo gli asura, e i loro seguaci demoniaci non esitano ad accettarli come incarnazioni di Dio, come Dio stesso. I Testi sacri danno informazioni molto precise sulle manifestazioni di Dio, e nessuno dovrebbe essere accettato come Dio o come una delle Sua manifestazioni se non corrisponde alle descrizioni che ne danno questi Testi.
Il devoto che desidera sinceramente ritornare a Dio mostra tanto rispetto ai Suoi servitori quanto al Signore stesso. Questi servitori, detti tirtha, o mahatma, predicano secondo le circostanze in cui appaiono. Essi implorano la gente di diventare devota del Signore e non tollerano mai di essere chiamati Dio. Secondo le indicazioni delle Scritture, Sri Caitanya Mahaprabhu era Dio in persona, ma giocava il ruolo di un devoto, e quando le persone che sapevano che Egli era Dio si rivolgevano a Lui chiamandoLo Dio, Egli Si chiudeva le orecchie e cantava il nome di Visnu. Rifiutava assolutamente di essere chiamato Dio, sebbene fosse Dio in persona, senza alcun dubbio. Il Signore Si comporta in questo modo per metterci in guardia contro gli uomini senza scrupoli a cui piace farsi chiamare Dio.
I servitori di Dio vengono per diffondere la coscienza di Dio; essi dovrebbero quindi ricevere l'appoggio incondizionato degli uomini d'intelligenza. Mettendosi al servizio di un servitore di Dio si può soddisfare il Signore ancor più che servendoLo direttamente. Il Signore è più felice quando vede che i Suoi servitori sono rispettati, perché essi rischiano tutto per servirLo e Gli sono perciò infinitamente cari. Egli stesso dichiara nella Bhagavadgita (18.69) che nessuno Gli è più caro di colui che rischia ogni cosa per diffondere le Sue glorie: servendo i servitori del Signore si acquisiscono a poco a poco le loro qualità e si diventa qualificati per ascoltare le glorie del Signore. L'ardente desiderio di ascoltare ciò che riguarda Dio è la prima qualità richiesta al devoto per entrare nel regno di Dio.



VERSO 17


srnvatam svakathah krsnah
punyasravanakirtanah
hrdy antah stho hy abhadrani
vidhunoti suhrtsatam

srnvatam: di coloro che hanno sviluppato il vivo desiderio di ascoltare; svakathah: le Sue stesse parole; krsnah: Dio, la Persona Suprema; punya: virtù; sravana: ascolto; kirtanah: canto; hrdi antah sthah: nel cuore; hi: certamente; abhadrani: desiderio di godere della materia; vidhunoti: pulisce; suhrt: benefattore; satam: di coloro che sono sinceri.



TRADUZIONE

Sri Krsna, il Signore Supremo, che è il Paramatma (l'Anima Suprema) nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero, toglie ogni desiderio materiale dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio, colmo di virtù quando viene trasmesso e ricevuto adeguatamente.
(continua nel prossimo numero)















L'Osservatore Vedico

Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo

a cura di Giorgio Cerquetti  Goura Krsna dasa



BUON NATALE

Ci avviciniamo come di consueto alle festività natalizie e mi viene spontaneo farvi gli auguri. Anche quest'anno intere famiglie si riuniranno intorno alla tavola preparata e imbandita per le solite grandi abbuffate all'insegna del vogliamoci bene.
Tutti invocano la pace e sperano che almeno in questo periodo non ci siano spargimenti di sangue. Il Natale, per tradizione, è chiamato "bianco" eppure è macchiato di rosso dal sangue di milioni di animali innocenti che vengono uccisi inutilmente, proprio quando la pace viene augurata a tutti gli uomini di buona volontà.
Probabilmente non ve ne siete mai accorti, ma lentamente, anno dopo anno, il Natale dei pranzi crudeli e dei regali costosi sta distruggendo il significato spirituale del vero Natale: la nascita di Gesù Cristo.
Questa data è ora nelle mani delle organizzazioni commerciali che sfruttano abilmente la tradizione per far breccia nel cuore dei poveri umani.
Rinnovandovi gli auguri, mi rivolgo a tutti quelli che ancora si ritengono di buona volontà: per favore, regalatevi un attimo d'amore, festeggiate il Natale senza spargimento di sangue. In molte case sulle tavole ricche e illuminate ci saranno purtroppo milioni di animali uccisi e cucinati per nutrire la nostra pancia e soddisfare il nostro palato. Dio è dalla parte della vita, degli uomini e degli animali.
Non voglio togliervi il gusto e il piacere di un cenone in compagnia della famiglia e degli, amici.
Quest'anno celebriamo il Natale nel modo migliore all'insegna del più profondo rispetto verso la vita altrui.
Se avete letto fin qui, un ultimo consiglio: se potete evitate di partecipare nelle strade del centro alla corsa all'acquisto dei regali, questa frenesia stressante e costosa non ha niente a che vedere con la spiritualità del Natale. E ancora una volta auguri.







CHI HA CREATO I CREATORI?

I giornali scientifici hanno riferito nei dettagli le ultime ipotesi scientifiche sulla creazione avanzate dallo scienziato russo Vladimir Sherbak, studioso di modelli matematici applicati ai fenomeni biologici.
Studiando le strutture e i processi molecolari dell'immagazzinamento dell'informazione ereditaria nel codice genetico universale (cioè quella "banca dati" chimica che è comune ad ogni essere che vive nel nostro pianeta) il ricercatore sovietico avrebbe scoperto l'esistenza di relazioni più arcaiche di quelle sino ad oggi conosciute. Lo scienziato afferma inoltre di aver individuato delle simmetrie nelle relazioni di informazione che costituiscono un "secondo livello" di informazione genetica, di tale complessità da escludere la possibilità che esse siano il risultato di un'evoluzione spontanea della materia.
Sherbak, come molti suoi colleghi, esclude l'esistenza di Dio e quindi il Suo intervento; la vita sul nostro pianeta sarebbe piuttosto il risultato del "progetto biologico" di un'intelligenza extraterrestre.
L'astronomo inglese Fred Hayle e Francis Crick, esperto nella ricerca genetica, avevano già formulato qualche anno fa delle ipotesi simili.
Esseri intelligenti provenienti dallo spazio esterno, in un lontano passato, avrebbero portato e organizzato la vita sulla Terra.
A questo punto sembra tutto risolto, ancora una volta la scienza ha avuto ragione della religione, le origini del genere umano sono oggetto di studio più dello scienziato che dello spiritualista.
A noi rimane un dubbio primario. Chi ha creato i "creatori"?
Se noi siamo "macchine viventi", qualcuno ci avrà pure fabbricato! E se la macchina fosse costituita solo dall'insieme "mentecorpo" e noi fossimo invece dei piloti, degli autisti che dalla nascita alla morte guidano, o quanto meno cercano di guidare, questo complesso "insieme"? Perché escludere l'esistenza di un Dio creatore? A chi fa paura?
Per l'esattezza i Veda dicono che la creazione dell'universo materiale non è opera diretta di Dio, ma di un suo qualificato rappresentante che si chiama Brahma, risiede a Satyaloka, vive miliardi di anni, è intelligentissimo ed agisce solo per ispirazione divina.
Sherbak, Crick ed Hayle sono quindi andati molto vicino alla verità e la loro tendenza ad escludere Dio si spiega semplicemente con il fatto che purtroppo le religioni da loro conosciute non hanno mai risposto in modo logico e scientifico ai loro interrogativi, che sono poi anche i nostri.
Tutti abbiamo il diritto di sapere.
Ben vengano i Veda, grazie Srila Prabhupada.















IL PIU' GRANDE
FESTIVAL DEL MONDO

Sulle rive del Gange alla ricerca dell'immortalità

di GIORGIO CERQUETTI  GOURA KRSNA DASA
fotografie di NITYATRPTA DEVIDASI

E' il mio ottavo viaggio in India, questa volta la mia destinazione è la MahaKumbha Mela di Allahabad, il più grande festival del mondo.
Arrivo a Delhi e qui sono ospite di un amico, B.N. Gupta, professore presso il prestigioso Indian Institute of Tecnology. Durante la cena vegetariana a casa sua, la sua famiglia non mangia carne da diverse generazioni, mi spiega i postulati del noto paradosso di Einstein, Podolsky e Rosen.
La loro teoria, dimostrata di recente, afferma che "nonostante le apparenze nessuna cosa è separata in questo cosmo e in tutto esiste una permanente unitarietà".
"Da queste ricerche sulla meccanica dei quanti di energia si può notare  spiega Gupta  come i Veda e gli antichi saggi di Bharat avessero colto nel segno. Tutto è collegato, ogni essere ed ogni oggetto ha una sua ragione di esistere, chi turba questo ordine va contro l'equilibrio naturale".
Il giorno dopo parto per Allahabad con uno dei tanti treni speciali che le ferrovie indiane hanno approntato per la grande "Mela".
C'è molta gente, trovo posto solo in prima classe, il viaggio dura dodici ore; c'è molto tempo per pensare e pregare nella terra di Bharat.
Gupta mi ha in effetti ricordato che Bharat è il vero nome di questa terra conosciuta al mondo occidentale come India.
I Greci presero questa denominazione a prestito dai Persiani, i quali a causa della difficoltà che hanno nella pronuncia della "s" iniziale, chiamarono Hindu il grande fiume Sindhu, l'odierno Indo. Questa parola fu poi impiegata per designare i popoli che vivevano nella terra bagnata dai due fiumi Indo e Gange.
Il viaggio è lungo e lento, i treni sono "vissuti" intensamente; la gente mangia, dorme, prega e se c'è uno straniero gli indiani cercano subito di intavolare un dialogo, sono tutti esperti in "relazioni umane".
Mentre un avvocato mi spiega che stiamo viaggiando sul "Krsna Express" mi vengono in mente i viaggi precedenti e tutti coloro che sono venuti a visitare, nel corso dei secoli, la meravigliosa terra del grande re Bharat.
Già nel 302 a.C. il grande storico greco Megastene documentò il suo soggiorno di sette giorni a una KumbhaMela che registrò una partecipazione di due milioni e mezzo di pellegrini.
Più tardi nel settimo secolo dopo Cristo il pio imperatore Harsha invitò l'eminente filosofo cinese Hieng Tsang a unirsi al sacro festival. Nel suo diario Tsang complimentò il comportamento spiritualmente esemplare dell'imperatore: "Il festival si è concluso con Harsha che distribuiva generosamente ai bisognosi tutte le sue ricchezze, fino ai suoi stessi vestiti, tanto da tornare al palazzo con abiti presi in prestito dalla sorella".
Persino Mark Twain partecipò nel 1895 alla "Mela", leggiamo nel suo "More tramps abroad", sui suoi viaggi all'estero: "Questi pellegrini sono giunti da ogni parte dell'India, alcuni di loro hanno viaggiato per mesi, comminando lentamente e pazientemente nel caldo e nella polvere, consunti, poveri, affamati ma sostenuti da una fede e da un credo incrollabili. E' meraviglioso che un simile potere della fede possa portare moltitudini e moltitudini di vecchi e deboli, giovani e fragili ad affrontare senza esitazioni e proteste questi incredibili pellegrinaggi e a tollerarne i disagi senza una lamentela. Se sia fatto per amore o sia fatto per paura, io non lo so dire. Non importa quale sia la motivazione, ma l'atto che ne nasce è al di là dell'immaginazione, stupefacente per la gente della nostra razza, i bianchi freddi e compassati.
C'erano moltissimi saggi con i lunghi capelli impastati con argilla.
C'era un uomo santo che sedeva nudo sopra un mucchio di chiodi acuminati senza che la cosa sembrasse turbarlo. Alla fine arrivò una processione di uomini santi nudi che cantavano e marciavano, io mi buttai da una parte... il ricordo di quella straordinaria visione rimarrà sempre in me".
Più recentemente hanno visitato l'India anche altri celebri personaggi come Herman Hesse e Allen Ginsberg, Pasolini e Moravia, ognuno di loro ha raccontato in un libro la sua esperienza indiana.
I primi due scrittori sono stati con i loro diari indiani gli iniziatori di un fenomeno che ancora resiste "il viaggio in India".
Scriveva Hesse: "La mia via verso l'India non passava per navi e ferrovie, ma attraverso magici ponti che io stesso dovetti trovare".
Gustav Jung, Guido Gozzano, Rudyard Kipling e i Beatles.
Su ognuno l'India lasciò una traccia indelebile; la glorificazione che Jung fece dello yoga e della filosofia indiana gli valse una laurea ad Honorem all'università di Calcutta; una canzone del Beatle George Harrison fece conoscere al mondo occidentale il mantra Hare Krsna. Il dolce signore Krsna avrebbe certamente incantato anche gli altri che sfortunatamente non riuscirono mai a arrivare al Gange, come Cristoforo Colombo che lasciò il porto di Palos con la ferma convinzione di fare vela verso la magica India. Se vi fosse arrivato avrebbe certamente incontrato l'ultimo avatar di Krsna, Sri Caitanya Mahaprabhu. Persino Napoleone, seguendo l'antico sogno di Alessandro Magno, voleva arrivarci...
I compagni di viaggio mi dicono che ci stiamo avvicinando ad Allahabad, la città del Triveni, sacra confluenza dei tre fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati, quest'ultimo sotterraneo, ma non meno sacro.
Milioni di pellegrini stanno arrivando per la Mela che in sanscrito vuol dire appunto festa; Kumbha si riferisce invece all'anfora da cui caddero migliaia di anni fa quattro gocce del nettare dell'immortalità.
I deva, gli dei, e gli asura, i demoni, lottavano migliaia di anni fa per il possesso del sacro vaso da cui appunto stillarono quattro gocce che diedero origine a quattro luoghi sacri: Hardwar, Ujjain, Nasik e Prayag, che fu noi chiamata Allahabad dai conquistatori
musulmani.
In ognuno di questi luoghi viene celebrata una "Mela" ma la Maha (grande) è quella di Prayag che letteralmente vuol dire il luogo del sacrificio.
Nel Caitanya Caritamrta di Krsna das Goswami si legge che anche l'ultimo avatara di Krsna si era recato cinquecento anni fa alla Mela del Triveni, già allora meta di pellegrinaggio per milioni di devoti.
La Mela del 1977 è menzionata nel Guinnes dei primati come "il più grande assembramento di esseri umani riuniti con uno stesso scopo"; il 19 gennaio 1977 più di dodici milioni di persone si riunirono al Sangam, la sacra confluenza.
La KumbhaMela del 1989 ha avuto un flusso continuo di milioni di persone con tre giorni di punta in cui si sono sfiorati i venti milioni di visitatori.
Quella di quest'anno è stata una Mela speciale che ricorre astrologicamente ogni dodici Mela, cioè ogni 144 anni e per l'occasione sono arrivati tutti i devoti di Krsna, i pellegrini, i maestri, gli yogi, i babaji ed è stata una vera e propria festa della spiritualità. Circa ottomila gruppi diversi si sono accampati ordinatamente per cinque settimane lungo le rive del Gange che d'inverno lascia scoperte le sue rive di sabbia bianca finissima.
Il luogo del Sangam è abitualmente libero da costruzioni, ma proprio qui ogni dodici anni sorge una vera e propria città dello spirito, più popolosa di New York. La piacevole eccezionalità dell'evento è che nonostante l'alta concentrazione di esseri umani, qui non si verificano disordini e crimini di alcun genere.
Carne, alcool e sigarette non sono in vendita, ogni gruppo ha provveduto ad allestire il proprio campo e ad organizzare una distribuzione gratuita di cibo.
Come uno stupendo castello di sabbia sulla riva del mare che col passare del tempo verrà spazzato via dalle onde, la KumbhaMela si manifesta con centinaia di migliaia di tende residenziali, ospedali temporanei, bancarelle e piccoli ristoranti vegetariani tutto è organizzato per soddisfare le esigenze dei pellegrini.
Centosessanta chilometri di tubature di acqua potabile, undicimila latrine e quarantacinquemila punti luce sono il contributo del governo alla rinascente spiritualità indiana.
Nel 1977 era presente a Allahabad anche il maestro spirituale Srila Prabhupada, ai suoi discepoli egli aveva insegnato a rispettare gli yogi e i sadhu perché, anche se il loro aspetto e le loro pratiche possono apparire strane o poco comprensibili, la maggior parte sono spiritualisti autentici, alcuni dei quali pluricentenari.
Guardandosi in giro ci sono molte personalità particolari, migliaia, milioni...
Con un gruppo di devoti mi reco a trovare Devraha Baba considerato dalla stampa indiana il più vecchio yogi vivente.
Arriviamo al suo campo, vive nudo su una palafitta di foglie e di canne, seduto su una pelle di daino, fa cantare i mantra alle migliaia di pellegrini che ogni giorno accorrono per ricevere la sua benedizione.
Dopo i canti sacri, spiega che bisogna leggere la Bhagavadgita e ricordare Dio "Isvara smaranam". Parla hindi, saluta gli Hare Krsna con il mantra "Om namo bhagavate vasudevaya", e inizia un fitto dialogo in hindi con alcuni yogi dai lunghi capelli che sono venuti in visita.
Mi siedo come gli altri sulla sabbia, fine e delicata come il borotalco, il mio vicino, un brahmana, parla inglese e mi spiega muovendo le mani all'indiana che anche i deva dagli altri pianeti vengono a questa Mela di Allahabad. Mi confida che è vero che Devraha Baba ha trecento anni, ma il più vecchio presente alla grande assemblea dello spirito ha ottocento anni, l'aspetto di un giovane e non si fa riconoscere in pubblico.
Ritornato al campo degli Hare Krsna faccio un altro incontro, la Mela è il luogo ideale per parlare e conoscersi, mi intrattengo a discutere di filosofia con Jaya Srivatsa, docente di matematica alla Colorado State University e autorità internazionalmente riconosciuta nel campo delle statistiche.
"Sono molto contenta  mi spiega questa donna che incarna in sé il passato e il futuro dell'India  che il movimento Hare Krsna stia positivamente influenzando l'India ed il mondo. L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola di Dio. Quindi questo incontro è meraviglioso perché attrae alla spiritualità la mente di milioni di persone. E senza questo noi siamo proprio come ha detto Srila Prabhupada, nient'altro che "animali raffinati" che mangiano, dormono, si accoppiano e si difendono. I problemi materiali esisteranno sempre, quindi dobbiamo fare qualcosa per elevarci spiritualmente. Per questo i devoti sono da lodare perché fanno in modo che milioni di persone abbiano occasione di purificarsi. Anche se fossi atea avrei buoni motivi per lodare gli Hare Krsna".
La prossima Maha KumbhaMela sarà nel gennaio 2001. Il terzo millennio si aprirà con un'assemblea umana ancora più grande. I saggi dicono che all'India aspetta ancora il compito di indicare al mondo la strada della ricerca spirituale.
Mi tornano in mente le parole che papa Paolo Sesto scrisse nel 1967 in occasione di un suo viaggio in Oriente: "Il viaggio in India è stato per me la rivelazione di un universo sconosciuto. Vidi, come è detto nell'Apocalisse, una folla sterminata, una moltitudine, un'enorme accoglienza: in quelle migliaia di sguardi leggevo, più forte della curiosità, una specie di simpatia inesplicabile. L'India è una terra spirituale. Ha per natura il senso delle virtù cristiane. Mi dicevo che se un giorno ci potrà essere un paese in cui le Beatitudini del Discorso della Montagna saranno vissute, e non solo da élites, ma a livello di tutto il popolo, della massa unanime, immensa, questo paese è l'India. Cos'è più vicino al cuore degli indiani della "povertà di spirito"? Cos'è più indù della dolcezza, che la si legge negli sguardi, nell'atteggiamento, nelle parole? Cos'è più vicino all'India della pace della misericordia, della purezza di cuore?"

figure:
Il campo degli Hare Krsna (nella foto grande), alla Mela hanno partecipato migliaia di gruppi diversi. Uomini e donne di tutte le età e categorie sociali hanno fatto migliaia di chilometri per essere presenti in questi giorni speciali sulle rive del Gange. Sotto  Uno dei numerosi sadhu, asceti itineranti presenti: sulla sua fronte si nota il tilaka e alcuni mantra, preghiere in sanscrito.

Sulla sinistra il campo dell'ISKCON, l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Giorno e notte l'area della "Mela" è stata attraversata da milioni di persone. Molti asceti si sottopongono a severe austerità per dimostrare il controllo della mente sul corpo e riescono a controllare il respiro e a fermare i battiti del cuore.

Una delle principali attività dei devoti
durante il festival è stata la distribuzione
dei libri di Srila Prabhupada tradotti nelle
molte lingue locali. Ogni giorno migliaia di
persone hanno ricevuto il prasadam, cibo
spirituale offerto a Krsna, preparato con
amore e devozione in centinaia di piccole
cucine improvvisate. Sotto  Un'immagine
del Triveni, il luogo santo alla confluenza
dei fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati dove
tutti si recano per le abluzioni rituali.

Devraha Baba, un famoso yogi pluricentenario che abita a Vrndavana,
che ha invitato
tutti a leggere la Bhagavadgita. L'interno della tenda della
"Multivisione" dove venivano proiettate centinaia di immagini sulle attività degli Hare Krsna nel mondo. Il carro del Padayatra che da molti anni viaggia da un capo all'altro dell'India portando a tutti il messaggio spirituale di Krsna.

Hare Krsna
Hare Krsna
Krsna Krsna
Hare Hare
Hare Rama
Hare Rama
Rama Rama
Hare Hare, ogni giorno i devoti hanno cantato il maha mantra Hare Krsna per le vie della "KumbaMela". In molti campi sono stati rappresentati da piccoli gruppi teatrali episodi classici della vita di Krsna che nella foto grande è impersonato da un bambino.
fine figure.














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HARE KRSNA HARE KRSNA
KRSNA KRSNA HARE HARE
HARE RAMA HARE RAMA
RAMA RAMA HARE HARE



CANTA HARE KRISHNA E SARAI FELICE

Introdotto in Occidente da Srila Prabhupada, il mantra Hare Krishna in poco più di vent'anni è diventato familiare in tutto il mondo, molti l'hanno ascoltato o addirittura cantato. In realtà dietro la danza e il canto dei devoti di Krishna c'è un significato profondo e attuale. La vibrazione trascendentale ottenuta cantando Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare è il metodo sublime per ravvivare la nostra coscienza originale. La coscienza di Krishna non è un'imposizione artificiale sulla mente.
Questa coscienza è l'energia originale e naturale dell'essere vivente. Quando sentiamo questa vibrazione trascendentale, la nostra coscienza si risveglia. Questo facilissimo metodo di meditazione è raccomandato per questa epoca. Anche con l'esperienza pratica si può percepire che cantando questo mahamantra, o grande canto della liberazione, si sente subito un'estasi che proviene dal livello spirituale. Il canto del mantra Hare Krishna si attua sul piano spirituale, perciò questa vibrazione sonora supera tutti gli strati inferiori di coscienza, cioè quella sensuale, quella mentale e quella intellettuale. Quando il mantra è cantato con amore da un puro devoto del Signore ha la massima efficacia su coloro che ascoltano.
Il mantra è composto da tre nomi: Krishna significa "Infinitamente Affascinante", Rama significa "la Fonte inesauribile di ogni gioia" e Hare si riferisce alla potenza devozionale del Signore. Quindi il mahamantra significa: "O Signore infinitamente affascinante, o fonte inesauribile di ogni gioia, o potenza del Signore, Ti prego di impegnarmi a servirTi con devozione."















I GRANDI LIBRI
DELLA SPIRITUALITA'



LA BHAGAVAD-GITA COSI' COM'E'

Nella versione più fedele e completa la più antica opera della spiritualità classica.



IL LIBRO DI KRSNA

Il libro che vi farà conoscere direttamente Krsna,
Dio, la Persona Suprema.






fine del numero di dicembre 1989.